Oggi siamo in compagnia di Dario Leccacorvi, che ricopre il ruolo di autore e editore all’interno della casa editrice Aristea
Ciao Pino! Ero un autore soprattutto all’inizio. Oggi i due ruoli sono assai asimmetrici e mi considero principalmente un editore, tanto che, se dovessi scegliere chi buttare giù dalla famigerata torre, salverei il Dario Editore a discapito del Dario Autore.
Come nasce Aristea?
Nel mio personale giardino dei sentieri che si biforcano, Aristea si colloca all’incrocio fra alcune strade. Da una parte, fin dai tempi dell’università ho vagheggiato di aprire una casa editrice, e l’editoria è il settore in cui ho sempre lavorato; nel 2019, l’anno in cui è nata Aristea, avevo già quasi vent’anni di esperienza lavorativa in questo ambito. Dall’altra, la passione per il gioco di ruolo e i librogame mi accompagna fin da bambino ed è una costante della mia vita; in particolare, nel 2017 avevo pubblicato, lavorando in squadra con Andrea Maria Antigone Barbera, Diego Barbera e Alessandro Alaia, un librogame in formato app, Il Marchio; il suo straordinario successo mi convinse a provare la strada dell’editoria tradizionale. Da qui è nata Aristea, una casa editrice specializzata in librogame che può contare su un know how maturato nell’ambito dell’editoria "maistream" professionale.
Cosa significa quindi Aristea per voi?
"Coronamento di un sogno" forse è eccessivo; diciamo che è la realizzazione di una vecchia aspirazione. Di certo è quello che voglio fare, e mi conforta vedere quanta carica ed entusiasmo animano anche le persone che collaborano a vario titolo con Aristea.
Quale è il target a cui vi rivolgete con i vostri librigame?
Come ormai credo si sia capito, in Aristea non inseguiamo il "lettore tradizionale"; di lettori tradizionali ne conosciamo tanti e ci pare che, per quanto si possano snellire i regolamenti e puntare sulla narrativa e i relativi marchi, essi tendano a vedere con diffidenza l’elemento interattivo, o a stancarsene presto. Il lettore puro ama farsi guidare dall’artista, lasciare che sia questi a scegliere la storia migliore.
Quindi, da sempre, puntiamo a un target più specifico: i gamer con una certa predisposizione alla lettura o, se preferisci, i lettori che sono al contempo anche amanti del gioco.
Avete delle linee guida nello scegliere eventuali opere inedite? I titoli pubblicati devono rispecchiare alcuni generi narrativi, stili o tipologie di gameplay/struttura particolari? Come vengono scelti gli autori e i titoli da pubblicare?
Questa è una domanda molto complessa e, per quanto mi possa dilungare, la risposta resterà sempre parziale. Procedendo con ordine posso dare alcuni cenni.
- Siamo orgogliosi della varietà della proposta Aristea in fatto di generi, ma questo non significa che siamo aperti a qualunque cosa; inoltre, una proposta che si inserisca nelle collane già presenti ha qualche chance in più di accomodamento. Per ora non pubblichiamo localizzazioni di titoli stranieri e una saga alla Lupo Solitario, per intenderci, ha poche chance di superare la selezione, per il semplice fatto che, se si decide di iniziarla, occorre giocoforza finirla, ma nessuno può prevedere se una saga avrà successo e questo può creare situazioni economicamente poco sostenibili.
- Un minimo di struttura ludica, o se preferisci una robusta componente interattiva, sono quasi precondizioni per noi. Il che non implica un gameplay specifico né per forza un grosso regolamento. Pensa a 49 Chiavi: ha uno dei regolamenti più snelli della new wave italiana, eppure il suo lato game è molto sviluppato e sicuramente centrale nell’esperienza di lettura.
- Alcuni autori vengono contattati da me, perché li ammiro come autori di librogame o perché penso che, pur non essendosi ancora messi alla prova in questo genere, abbiano ottime carte per eccellere. Altri ci scrivono mostrando le loro credenziali nel settore, o semplicemente ci propongono qualcosa che ci convince. In ogni caso siamo molto selettivi e la proposta deve conquistarci sotto tutti gli aspetti.
Quanto tempo impiegate, mediamente, a produrre un nuovo gamebook una volta che vi viene consegnata la prima bozza?
Molto, soprattutto nella fase di revisione preliminare e di testing. Tipicamente un librogame Aristea viene prima revisionato da me personalmente; a questa prima revisione segue una prima rielaborazione da parte di chi scrive. A quel punto il librogame passa in successione a due gruppi di tester, il primo di due lettori, il secondo di quattro-sei lettori; entrambi i test implicano che chi scrive riprenda in mano la storia e sia disponibile a una revisione alla luce delle indicazioni ricevute dai due gruppi. Solo a quel punto il librogame è pronto per entrare in produzione. Questa seconda fase è più rapida e prevede che il testo venga impaginato e letto, in genere due volte, da un correttore di bozze professionista. Parallelamente ovviamente si procede con l’illustrazione del testo; la qualità di questo comparto e l’investimento, anche pecuniario, che gli dedichiamo sono uno dei nostri fiori all’occhiello.
Mentre la seconda fase è relativamente veloce, e all’occorrenza può essere compressa in poche settimane senza danno al prodotto, la prima ha una lunghezza di fatto impossibile da prevedere con certezza. Infatti, se durante la mia revisione o uno dei due test emergono grossi problemi, e se chi scrive ha una disponibilità limitata di tempo da dedicare alla loro risoluzione, possono occorrere molti mesi prima che il testo passi in produzione e da qui in tipografia.
Che percezione avete del settore biblio/interattivo in Italia?
Ci sono un grande movimento, moltissimi autori ed editori interessanti, una produzione – cioè un’offerta – in continua crescita, a fronte di una domanda che cresce, sì, ma a un passo diverso. Penso che dovremo inventarci qualcosa o rassegnarci a pubblicare di meno; oppure accettare prima o poi una ‘razionalizzazione’ del settore, parola che ha sempre un’eco un po’... lugubre.
Ci vuoi/puoi dare qualche informazione sui futuri progetti, senza fornire indicazioni temporali per far salire un po’ di sano Hype?
Volentieri, non sono particolarmente riservato sotto questo aspetto. Abbiamo in revisione il secondo Storia a Bivi, scritto come il primo da Matteo Cresci; e un terzo SaB è in fase di scrittura. Inoltre stiamo revisionando anche il secondo Per Speculum, di cui parlerò però meglio più avanti. Il 2023 vedrà anche chiudersi finalmente la saga di Fra Tenebra e Abisso, con il quarto episodio. In fase di scrittura o valutazione o progettazione abbiamo anche diverse altre opere, ma qui si va troppo in là col tempo per parlarne con cognizione.
Che caratteristiche deve avere colui/lei che vi sottopone un’opera?
Be’, principalmente scrivere bei librogame! Anzi, non solo belli: ci tengo a che ogni librogame Aristea abbia un guizzo, un qualcosa che lo renda unico e difficile da confondere con le varie produzioni, ancorché ottime, che si affacciano sul mercato. Per il resto, chi scrive deve avere una buona propensione al gioco di squadra e una giusta percezione e stima di sé: occorre essere disposti al dialogo e a rimettere mano al testo tutte le volte che occorre, senza chiudersi nella testardaggine, ma anche senza rinunciare a difendere quelli che si considerano i capisaldi del proprio lavoro. Questa è infatti la miglior difesa contro la massificazione. Devo dire però che fin qui mi sono sempre trovato di fronte interlocutori saggi, intelligenti e professionali, con cui è stato un piacere lavorare.
Qual è l’errore o quali sono gli errori che, secondo te, un autore emergente commette nel presentarvi un proprio progetto editoriale?
Un ovvio errore di attitudine è quello di pensare di aver offerto all’editore tutto l’oro di Saba. Questo è sempre un errore; ma lo è anche di più in un periodo in cui stanno maturando in Italia tantissimi talenti. L’altro è pensare che un no sia un giudizio complessivo sul valore della propria opera o addirittura della propria persona; almeno in Aristea non lo è. Ci capita infatti con una certa frequenza di rifiutare librogame e autori che in astratto ci piacciono, ma che in concreto non riteniamo attagliati alla nostra linea editoriale. Questa è abbastanza definita e ci sta aiutando a costruire un nostro spazio di mercato.
Ma da un punto di vista tecnico/narrativo l’errore più frequente è forse quello di proporre una storia come la si ha in testa, dimenticando che un librogame si distingue proprio per il suo carattere interattivo. Se leggendo ci si imbatte nella scelta A e nella scelta B ritrovandosi poi spesso a pensare ‘in realtà io avrei fatto C, ma non mi è stato proposto’, non siamo di fronte a un buon librogame; come non va bene che, a dispetto di come ci si muova e delle scelte che si fanno, si finisca sempre più o meno nello stesso modo, incanalati nella storia così come è stata pensata in modo ottimale da chi scrive. Per quel tipo di esperienza ci sono migliaia di magnifici romanzi.
Vuoi dare qualche consiglio agli scrittori emergenti?
Leggere, studiare, ascoltare, pensare, immaginare. Non ha senso seguire pedissequamente la tradizione, ma se non la si conosce spesso si finirà comunque per fare cose già fatte, ma senza esserne consapevoli, e con risultati peggiori. Conoscere gli strumenti di chi ha scritto prima di noi ci permette di risolvere in modo ottimale molti problemi tecnici e ci fornisce le basi per immaginare soluzioni più avanzate e mai viste. Allo stesso tempo, infatti, è indispensabile non chiudersi nell’autoreferenzialità e continuare a esplorare senza sosta e con coraggio i confini del genere, per saggiarne tutte le potenzialità ancora inespresse.
Dal punto di vista dell’attitudine, ognuno ha il suo carattere ed è giusto così, ma apertura, serietà, onestà, equilibrio, buona volontà e mi vien da dire serenità sono per me le chiavi per affermarsi in questo campo. Certo, ci sono un’infinità di altre doti che potrebbero aiutarvi: per esempio il fatto di sapervi promuovere bene è preziosissimo. Ma se avete scritto un bel librogame e avete la giusta attitudine mentale, i fatti parleranno per voi e troverete chi sa fare e farà volentieri per voi quello che voi non sapete fare. Anche a questo serve un editore!
Veniamo all’angolo “personale”: quale titolo ti sta a cuore/ti rende orgoglioso edito da Aristea e quale titolo avresti voluto pubblicare (ma non hai potuto) o è stato pubblicato da altri
Fatico a rispondere a questa domanda. Non pubblico mai un librogame perché mi sembra carino, o perché mi è stato suggerito di farlo. Pubblico un librogame solo ed esclusivamente se mi convince totalmente come lettore e se penso che resti nell’alveo della nostra linea editoriale e dell’immagine che desidero costruire per Aristea: una casa editrice che pubblica opere non solo belle, ma capaci di stupire e innovare almeno secondo un qualche aspetto.
Stando così le cose, capirai che amo tutte le creature di Aristea, perché mi hanno dato tutte qualcosa. Mi sono state tutte a cuore fin dal primo momento, e ho lavorato perché mi rendessero anche orgoglioso. Al limite, ma proprio al limite, posso dire di essere particolarmente fiero quando scopro un nuovo autore o una nuova autrice di talento, perché in questi casi do al settore un contributo specifico e aggiuntivo. Restando nel solco di questa filosofia e venendo alla seconda parte della tua domanda, c’è un’autrice che avrei voluto pubblicare ma non ho potuto farlo, ma al momento non posso raccontarvi questa storia.
Vuoi dire qualcosa ai lettori di Mi.Gi? Avete qualche consiglio da dar loro su come scegliere i librigame?
Be’ siamo un po’ di parte! :) Quel che posso dire è di essere esigenti e di esserlo sotto tutti i parametri. Qui in Italia, almeno dal punto di vista del prodotto, e diversamente da qualche anno fa, ci sono ormai le competenze e gli strumenti per pubblicare librogame che siano non solo avvincenti, ma anche ben fatti. Pretendetelo e aiuterete tutti noi a migliorare, facendo al contempo un gran bene al settore.
Grazie per il tempo che ci hai dedicato! E grazie per il lavoro che allieta i nostri momenti di svago
Grazie a te e grazie a chi legge librogame, permettendomi di fare un lavoro che amo e per il quale mi sento adatto.
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