
Oggi siamo in compagnia di Francesco Mattioli, che ricopre il ruolo di Curatore all’interno della casa editrice Vincent Books
Ciao a tutti, mi presento: sono il curatore delle collane Gamebook e Fumettogame per quello che riguarda i librogame stranieri, mentre la serie Dedalo dedicata agli autori italiani è curata da Stefano Rossini. Inoltre come illustratore mi occupo delle mappe della serie Lupo Solitario, per Vincent Books e per gli editori esteri, e delle illustrazioni della serie Dedalo.
Quale è la storia di Vincent Books?
Vincent Books è stata fondata da Mauro Corradini che ha iniziato nel 2013 la riedizione deluxe del classico Lupo Solitario e delle altre opere di Joe Dever. Si può dire che il successo della serie ha dato il via alla rinascita del librogame in Italia, portando sia alla conclusione della serie di Lupo Solitario, che si sta compiendo in questi anni, che alla pubblicazione di molte nuove serie estere e italiane. Nel 2016, quando sono entrato come curatore, il marchio è stato acquisito da Raven Distribution, una fusione che ha permesso di dedicare molte energie alla produzione e diffusione dei librogame, non solo nostri ma anche dei vari editori distribuiti sul Dragonstore.
Le vostre collane sono internazionali? In che lingua sono localizzate e dove sono distribuite?
Le serie che portiamo in Italia hanno generalmente un’ampia diffusione. Sia Lupo Solitario che Choose Cthulhu e altre serie sono pubblicate in diverse lingue: inglese, francese, tedesco, spagnolo, polacco, ceco, svedese... Non sempre si tratta di grandi editori, perché ovunque il librogame ha subito un periodo di disaffezione come da noi, ma ci sono gruppi di appassionati in tutto il mondo. Per quanto riguarda i libri di autori italiani, per ora non abbiamo avviato collaborazioni dirette dall’Italia all’estero, ma ne abbiamo discusso con i nostri partner e penso che in futuro sarà possibile.
Cosa significa quindi Vincent Books per voi?
Per me Vincent Books in questo momento è la casa editrice dei librogame per antonomasia. Se consideriamo la dimensione della redazione e i volumi di vendita nell’ambito librario siamo un piccolo editore, ma siamo ugualmente riusciti a portare un catalogo che in questi giorni ha toccato i sessanta volumi e che cresce regolarmente di una dozzina di libri all’anno. Ogni nostro volume ha una tiratura fra le mille e le duemila copie e generalmente viene ristampato dopo un anno o due, con la notevole eccezione del primo Lupo Solitario che è già stato ristampato almeno una ventina di volte, numeri che per il mondo dei librogame o della piccola editoria in generale non sono così scontati. Abbiamo a catalogo classici che rimangono bestseller del genere come Lupo Solitario assieme a successi della new wave e libri sperimentali... Un lavoro di ricerca e cura editoriale che, con tutti i nostri limiti, portiamo avanti con il massimo impegno e che viene ripagato dai nostri fedelissimi lettori.
Quale è il target a cui vi rivolgete con i vostri librigame?
Pubblicare librogame con successo oggi è impossibile se non si soddisfano sia i fan storici che i nuovi lettori. Questa è stata la nostra linea guida fin da subito ed è lo spirito con cui scegliamo e realizziamo le nostre edizioni. Ovviamente abbiamo libri diretti più agli appassionati e altri più ai giovani, ma cerchiamo sempre di evitare di concentrarci su un target ristretto.
Avete delle linee guida nello scegliere eventuali opere inedite? I titoli pubblicati devono rispecchiare alcuni generi narrativi, stili o tipologie di gameplay/struttura particolari? Come vengono scelti gli autori e i titoli da pubblicare?
Non esistono linee guida precise. Posso dire che è più facile impressionarmi se il librogame ha un incipit che ti cattura dopo poche righe, una solida narrazione, un regolamento non frustrante e giocabile da chiunque (anche solo a bivi), una lunghezza contenuta, e se non è il classico fantasy che messo di fianco a Lupo Solitario verrebbe penalizzato. Ma tra i libri che ho scelto molti contravvengono a diverse di queste norme, per cui credo che l’importante sia che gli elementi si fondano bene insieme e diano un’esperienza appagante. Credo che il librogame sia un genere difficile, perché non molti lettori hanno voglia di impegnarsi a capire come funziona un modo così complicato di leggere una storia, per cui cerco libri che abbiano quello che chiamo “un gancio”, ossia una caratteristica specifica in grado di catturare il lettore e invitarlo a esplorare questa cosa strana. Può essere un tema particolare, o una regola curiosa, o qualcosa nella confezione che attiri l’attenzione, senza il quale il librogame rischia di rimanere un oggetto per i pochi appassionati.
Quanto tempo impiegate, mediamente, a produrre un nuovo gamebook una volta che vi viene consegnata la prima bozza?
Nel mio caso, da quando ricevo il testo alla pubblicazione passano in genere dai quattro mesi a un anno, o anche due per i volumi molto corposi. La traduzione porta via buona parte del tempo, dopodiché la revisione occupa circa da una settimana a un mese, e altrettanto per l’impaginazione e la stampa. Per i libri italiani con cui ho collaborato il discorso è diverso ma il tempo è simile, perché quello che si risparmia in traduzione è invece speso nella revisione, che per un libro alla prima pubblicazione è molto più impegnativa.
Che percezione avete del settore biblio/interattivo in Italia?
È sicuramente un periodo florido in cui c’è molta sperimentazione creativa e il pubblico è ricettivo. D’altra parte, c’è ancora molta strada da fare prima di poter parlare di un vero rinascimento, basti pensare che attualmente la serie bestseller rimane Lupo Solitario, nonostante stia compiendo 40 anni, e che quasi tutti i librogame sono pubblicati da piccole case editrici che faticano a raggiungere le librerie. Nonostante questo sono molto contento di certi librogame che stanno uscendo in questi anni, non solo tra quelli che pubblichiamo noi, e credo che questo genere che anni fa si pensava morto sia stato portato bene alle nuove generazioni. Se poi sarà in grado di uscire dalla nicchia e proporre nuove serie di respiro internazionale, al momento non so dirlo, anche se rimango convinto che sia possibile.
Ci vuoi dare qualche informazione sui futuri progetti, senza fornire indicazioni temporali per far salire un po’ di sano Hype?
Dunque, ovviamente proseguiremo le serie già avviate, si spera con ritmi più regolari se l’universo non inventa altri ostacoli. L’anno prossimo prevediamo di concludere le ristampe di Lupo Solitario, mentre per l’ultimo volume non posso anticipare nulla perché come tutti attendo notizie dagli autori. Tra le novità in arrivo, abbiamo già annunciato i Fighting Fantasy, incluso il noto Sortilegio, inoltre abbiamo approfondito la collaborazione con Mantikore Verlag, nostro partner tedesco di cui dovremmo tradurre presto nuove serie, tra cui il librogame rock Metal Heroes. Abbiamo poi in programma di aprire la serie Dedalo anche ad autori stranieri, con opere che condividono lo stile sperimentale della collana, e per questo abbiamo trovato chicche veramente particolari, che sono sicuro nessuno si aspetta. E poi ci sono tanti altri progetti...
Che caratteristiche deve avere colui/lei che vi sottopone un’opera?
Scrivere letteratura interattiva è molto complesso, per cui credo che un autore dovrebbe prima di tutto amare molto la lettura e/o il gioco, poi dovrebbe essere in grado di pianificare il lavoro in modo un minimo organizzato, altrimenti è difficile far quadrare tutti i percorsi, e infine occorre molta pazienza (ma questo in qualsiasi campo editoriale).
Qual è l’errore o quali sono gli errori che, secondo te, un autore emergente commette nel presentarvi un proprio progetto editoriale?
L’errore più comune, non solo nel campo dei librogame, è quello di non ritenersi in grado di scrivere una storia seria e “buttarla in caciara”, pensando che scrivere una parodia del classico fantasy, magari piena di citazioni pop, sia più facile. In realtà scrivere un’opera comica è probabilmente ancora più difficile, e se qualcuno fa questa scelta per ripiego è in genere destinato a divertire poco. Meglio scegliere invece una tematica solida e cercare di scrivere una bella avventura coinvolgente. I primi tentativi potrebbero non essere memorabili, ma per imparare a scrivere un buon librogame non ci sono scorciatoie!
Vuoi dare qualche consiglio agli scrittori emergenti?
Darò un consiglio molto pratico: scrivere un librogame è un’operazione lunga e complessa e con molte probabilità di fallimento, per esempio io cestino dozzine di libri realizzati a metà, prima di arrivare a scriverne uno che forse funziona. Presentarsi a un editore con un lavoro di centinaia di paragrafi e vederselo rifiutare può essere molto frustrante, eppure può succedere per mille motivi che un esordinente non può immaginare. Il mio consiglio è di presentarsi o con un corto, oppure con un progetto per un romanzo lungo. Un corto è realizzabile in fretta e molte case editrici hanno una linea di storie brevi, può essere un ottimo modo per fare i primi passi nel mestiere. Un progetto invece ti permette di ricevere già un’approvazione o un’indicazione dei problemi da sistemare, prima di aver speso mesi nella scrittura del romanzo. Un progetto di librogame consiste di 3 elementi: una sinossi del libro, il regolamento completo (anche se non è del tutto definitivo) e qualche decina di paragrafi da provare. In questo modo gli editor possono farsi un’idea del libro, giocarlo un po’, e capire il funzionamento e l’atmosfera. Se sarà buono, seguirà una proposta di pubblicazione, altrimenti se ne ricaverà almeno qualche buon consiglio.
Veniamo all’angolo “personale”: quale titolo ti sta a cuore/ti rende orgoglioso edito da Vincent Books e quale titolo avresti voluto pubblicare (ma non potuto) o è stato pubblicato da altri
Bè, non c’è un libro a cui ho lavorato di cui non sono orgoglioso... probabilmente il maggiore traguardo è la pubblicazione degli inediti di Lupo Solitario, perché è un evento storico mondiale per il genere interattivo e non sarebbe stato possibile senza la richiesta che fece personalmente Mauro Corradini a Joe Dever. Di recente sono molto fiero della riedizione di Oltre l’Incubo, perché abbiamo curato sia il testo che le illustrazioni al meglio delle nostre capacità e il risultato secondo me è eccellente. Per quanto riguarda i libri che avrei voluto pubblicare, ho già raccontato altrove che una delle prime serie che volevo proporre come editor è stata, ahimé, Terre Leggendarie, di cui avevo appena finito di preparare una presentazione per l’editore quando è arrivato l’annuncio che l’avrebbe tradotta Librarsi. Recentemente invece avrei voluto pubblicare 49 Chiavi di Aristea, che è un libro di cui mi sono innamorato, ed è precisamente il tipo di lavoro che cerchiamo per le nostre collane. Ma in entrambi i casi gli editori hanno fatto un lavoro perfetto, per cui non mi dispiace che sia andata così!
Vuoi dire qualcosa ai lettori di Mi.Gi? Avete qualche consiglio da dar loro su come scegliere i librigame?
I lettori di Mi.Gi. possono già contare su un’ampia quantità di recensioni ben strutturata tra cui sicuramente possono trovare il libro che più si adatta ai loro gusti, per cui non mi rimane che consigliare a chi non ha ancora provato di farsi incuriosire e cercarne uno che si avvicini ai propri interessi, perché sicuramente la lettura interattiva è un’esperienza interessante. Se non si sa da dove cominciare, un classico Lupo Solitario è sempre un buon inizio!
Grazie per il tempo che ci hai dedicato! E grazie per il lavoro che allieta i nostri momenti di svago
Grazie a voi per l’opportunità e per l’impegno che mettete nella diffusione di questo genere così particolare. E grazie anche ai lettori che ci sostengono e si divertono con le nostre avventure!
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